Ripensare l’uomo e il mondo, nell’Antropocene. Francesco Scaringi su Petrolio

È possibile pensare il mondo senza porre gli umani nella posizione di soggetti privilegiati ma concependoli solo come una parte di esso? Possiamo immaginare quali forme di vita siano quella animale e quella vegetale senza sovrapporci a esse o ridurne lo spessore per poterci definire umani? Cosa cambierebbe in noi e nel rapporto con le sfere animali e vegetali? Cosa significa, piuttosto, ragionare sulla vita e sulla comune base esistenziale che ci lega al resto del mondo?

Bisognerebbe riconsiderare la cesura noi/loro per aprire prospettive di pensiero che non operino per differenze gerarchiche tra le varie forme di vita e in cui i presunti limiti dell’altro da sé non abbiano più senso.

Il progetto Petrolio. Uomo e natura nell’era dell’Antropocene mette in scena un dialogo tra varie voci del mondo dell’arte, della cultura e della scienza che hanno intrapreso un cammino per un pensiero rivolto all’unica natura che ci lega a tutti i viventi. Un mondo pensato come rete di relazioni tra gli esseri, secondo un interagire in cui sia espunta la categoria del sopruso – quel rapporto di forza pensato dall’animale umano come sola relazione possibile – per lasciar posto a una dimensione al cui centro, invece, pensare forme di esistenza più vitali, salutari, in accordo con la natura.